II Mistero Doloroso Gesù è flagellato alla colonna

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Colonna2Il mio povero cuore malato non ne può più: è troppo vedere soffrire tanto! Gesù mio, come fai?

Dopo una notte di tormenti, di insulti senza sosta, sempre in piedi, neppure un attimo per rinfrescarti, rassetarsi, scambiare una parola, piangere in segreto, consigliarsi con uno che gli vuole bene. Fermatevi un poco, sbirri cattivi, fate riposare un poco il mio Gesù, non lo maltrattate così, sapeste quanto è buono! E poi anche delle bestie si ha pietà.

Non siete uomini anche voi? Non siete stanchi anche voi?

L’inferno si è scatenato contro il mio Gesù e Pilato lo condanna alla flagellazione.

Gli Angeli in Cielo piangono a vedere Gesù spogliato delle sue vesti. Io mi vergogno dinanzi a queste brutture!

Un carnefice nerboruto prende la frusta e, preparatesi le mani in modo che non scivoli, inizia il tormento. Gesù mio io scappo via, non resisto a vedere tanta crudeltà, e sento di lontano lo schioccare del primo colpo. Oh, Gesù mio, dalle a me, al mio povero corpo quelle frustate; non sono per Te, sei tanto buono!

Sento le risa della gente assetata di sangue e vedo con la mente il volto di Gesù che si contorce sotto la smorfia del dolore.

7La gente urla e le frustate seguono una all’altra come una tempesta senza pietà. Ma quante sono? Tante. Quando finiscono? Ad ogni colpo, un dolore nel mio cuore. Mi giro di scatto e vedo, vedo il mio Gesù in una pozza di sangue.

Le frustate lo hanno colpito dovunque nel suo corpo, finanche sul volto, oltre che alle spalle, al petto e alle gambe.

La pelle è squarciata e il corpo è arrossato dal sangue che alle sferzate schizza lontano ora.

Gesù ha il capo chino e geme in dolore raccolto. Il dolore mi accascia, Gesù, ti asciugo io con la tua Mamma; dà anche a me le tue frustate, sono troppe a Te; ecco, spostati, lascia che prenda anch’io un poco; riposati, o mio Gesù, così, accanto alla tua dolcissima Mammina.

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