Brevi tratti biografici di Antonietta De Vitis

slide0Con lettera del 18 Gennaio 1984 Antonietta De Vitis così scriveva all’amatissimo Papa Giovanni Paolo II: «… Lanci il S. Padre un appello accorato, come mezzo di salvezza per tutti, in pubblico ed in privato per il rinnovamento interiore, spirituale, ascetico di tutto il Clero, degli Ordini e delle Congregazioni Religiose, di tutti i cristiani impegnati ai loro posti di lavoro, perché Clero, Religiosi e Religiose, popolo di Dio siano testimoni in privato ed in pubblico, di fede vissuta e sincera. Si ritorni alla fede semplice, a meditare il Vangelo come prima con naturalezza e semplicità, perché per questo ci è stato dato…».

 

Nata il 23 Agosto 1936 a Nociglia, Antonietta De Vitis trascorre l’infanzia manifestando totale generosità verso il prossimo: si privava di quel poco che aveva per donarlo agli affamati e prestava assistenza ai malati ed ai bisognosi. Nascondeva la propria opera alla famiglia subendo, quando scoperta, i rimbrotti della madre.

Croce-di-AntoniettaA circa 14 anni (il 19 Marzo 1950) si offre vittima al Signore (“Il Signore ha messo il sigillo alla Sua creatura e a quattordici anni fui Sua: sposa vergine, fresca di vita, col cuore generoso, pronta ad offrirGli tutto: anche la vita nella sofferenza che brucia” dirà nei suoi scritti).

Sin dal 1950 Antonietta cessa totalmente di bere e mangiare, situazione che si è protratta per tutta la sua vita trascorsa interamente in un letto di un’umile casa popolare.

Unico suo cibo quotidiano l’Eucaristia; peraltro, come osservato dal suo medico curante che ha attestato la permanente e costante astinenza da cibo e liquidi, non veniva ingerita ma era come assorbita dalla mucosa linguale per scomparire del tutto (Dr. Arturo Benegiamo da Sogliano Cavour).

rosario-perline-e-pendente-croce-nero-donna-ff673_1_zc1La sua vita si dipana unicamente tra preghiera incessante (il Rosario in maniera davvero particolare) ed offerta al Signore di se stessa e delle sue sofferenze, sino allo stremo.

Il tutto in totale silenzio e nascondimento che ella osserva radicalmente: pochissimi, in vita, la conoscevano ed ancor meno erano quelli ammessi nella sua stanzetta.

Per tutta la sua vita ha chiesto di prender su di sé il dolore, il dileggio, i maltrattamenti subiti da Nostro Signore per alleviare il peso che Cristo ha preso su di sé per noi.

Liberamente si è offerta vittima in particolare per la Chiesa, il Papa, i sacerdoti, ed i religiosi in genere.

 

slide2Terziaria francescana, seguace di San Francesco e San Pio, legata a Santa Clelia Barbieri ed a Maria Valtorta, ha iniziato il suo cammino di sofferenza ed offerta il 19 Marzo 1950 ed è ritornata al Padre il 19 Giugno 2004. Particolarmente legata a Nostra Signora di Fatima e alla corona del Rosario ha lasciato scritti umili ma preziosi.

«… sono nel mio Gesù, riposo in Lui, soffro in Lui, agonizzo in Lui,
sicura che quanto è in me è del mio Gesù, tutto Suo e niente mio.

Come la Mammina del Cielo ho pronunciato il “fiat” al Padre
ed Egli, l’Altissimo, grandi cose compie in me
perché sono di terra e mi ha vestita di Cielo.

Egli è il mio tutto, cibo, bevanda, riposo, fatica, dolore, vita, amore, gaudio, dolcezza…».
(Da una lettera di Antonietta De Vitis a Padre Adalberto Cerusico)

Da essi traspare chiaro il suo obiettivo programmatico:

«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo dichiaro quanto segue:

Gesù è stato ed è il mio unico amore che ha sposato la mia anima, a cui tutto ho donato per mezzo della Mamma Celeste, di San Francesco, di Padre Pio, della beata Clelia Barbieri venuti dal cielo, a me sconosciuti con i miei Angiolini Azaria ed Elgidio, per donarmi all’Amore seguendo le orme di una sorellina presentatami sempre dal Signore ma sconosciuta fino a quando Egli stesso me ne ha dato il nome: Maria Valtorta. Tutto ho accettato e tutta mi sono donata a Dio trinità, chiedendo di essere come Gesù, immolata per le anime, ignota, nascosta, ma piena di cielo.

Salgo il calvario per raggiungere la vetta consumandomi per la Chiesa, per il Papa, per i vescovi, per i sacerdoti, per le anime consacrate, per il popolo di Dio. La mia offerta sale ora al cielo trinitaria per volere del mio Gesù, perché enorme il peso, impossibile il cammino, dissanguata, martoriata, priva di forze come sono vado alla mia agonia sorretta dal loro aiuto.

Tutto ho dato dalla terra e tutto darò dal cielo col mio Amore Gesù e saranno rose di Cielo in pioggia di grazie, di doni celesti; allora tutto sarà noto e le meraviglie del Signore stupiranno la terra. Stretta al mio Amore Crocifisso, con Lui crocifissa, lascio la terra per il Cielo ma sono con voi, sempre con voi come nella volontà del mio Gesù. Tutti ho amato, specialmente chi mi ha fatto soffrire e a tutti ho donato il mio cuore; con particolare dilezione ho amato e amerò dal Cielo chi ha sofferto con me, con i miei cari, chi mi ha amata, chi mi ha dato una mano, anche un sollievo. Compresa dalla mia povertà e miseria a tutti chiedo perdono e preghiera per la mia povera anima perché il mio Amore l’accetti e, purificata, la degni dei pascoli eterni. La mia preghiera, incessante dalla terra, scenderà dal Cielo benefica per chi mi ha diretta spiritualmente, per chi mi ha amata con cuore materno, mi ha aiutata, confortata, assistita negli anni lunghi e penosi di sofferenza.

A Dio Trinità la mia anima, il mio cuore, il mio sangue, tutto, perché tutto ho fatto nel mio Dio, unico scopo della mia vita. AMEN».

Tale dichiarazione Antonietta ha saputo tramutare in comportamento quotidiano eroico, senza se e senza ma, unicamente diretto al totale dono di sé al Signore per i fratelli.

Ho conosciuto Antonietta all’età di circa sette anni e ne ho oggi quarantasei.

Insieme con tutti quanti hanno avuto il dono di conoscerla posso affermare, e sono pronto con i miei fratelli spirituali a testimoniare in ogni dove, che il suo insegnamento, fatto di pochissime parole ed avvolto da totale nascondimento, si è caratterizzato per l’amore folle ed eroico verso Cristo divenuto amore incondizionato e altrettanto eroico per il prossimo e per tutti noi peccatori.

I diari e gli scritti di Antonietta sono ora nelle mani di S.E. Mons. Donato Negro, Vescovo di Otranto, cui s’è ritenuto doverosamente di affidarli, e che segue la vicenda con competente, paterna ed illuminata attenzione.

Lecce, 22 Novembre 2013

Avv. Girolamo Vergine
Presidente della “Associazione Antonietta De Vitis Onlus”