È ora che la Chiesa prenda finalmente atto di questo gran dono

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“Sorellina carissima Tetta nel Cuore Immacolato di Mamma, gemmina preziosa di Gesù Crocifisso….”. Così il 17 marzo 1979 scriveva ad Antonietta De Vitis, da Milano, un teologo presso la Pontificia Università Lateranense di Roma che al momento vuol rimanere ignoto.“Ti sono accanto con queste mie parole, con il mio affetto di fratello, con la mia preghiera e la mia sacerdotale benedizione… Gesù eucaristico, unico cibo per la tua vita e per te a cui non è dato prendere altro nutrimento…. unica bevanda per te cui è domandato di donare tutto il tuo sangue per donare acqua di grazia e di perdono a tante anime perdute, specialmente di sacerdoti e consacrati, perché tornino alla vita…, e così da questo sangue divino vengono irrorate le tue stesse piaghe che sbocciano sul tuo corpo come fiori purpurei di amore e di martirio che fanno di te prezioso rubino del nostro unico Gesù Crocifisso…”.
Una lettera ritrovata nel ricchissimo epistolario di Antonietta De Vitis, costretta a letto per 53 anni e dunque obbligata a tenere contatti solo scritti con il mondo esterno, con i suoi figli spirituali e con i religiosi che la seguivano da tutta Italia, e che spesso affrontavano viaggi interminabili per venire a salutare “la Santa di Nociglia”. Una lettera la cui autenticità è stata ribadita un mese fa dal teologo pontificio, oggi ottantenne. Non è il solo: “Affermo che quanto seguirà corrisponde alla pura verità e viene scritto a maggior gloria di Dio e della Madonna”, è l’incipit del messaggio scritto per confermare la santità di Antonietta De Vitis da don Paolo Bartoli, parroco di Montescudo (Rimini). “La sua obbedienza alla volontà di Gesù è stata assoluta e per tutto il tempo della sua vita, dando a chiunque l’abbia potuta conoscere un grande esempio. Ho constatato il suo vivere in modo veramente eroico, le virtù della Fede, della Speranza e della Carità, amando le sofferenze e la preghiera. I suoi consigli sono risultati sempre illuminati e diretti alla preghiera davanti al Tabernacolo, per risolvere le difficoltà che si presentavano, e all’abbandono alla Volontà di Dio che conosce il nostro vero bene”.
Anche suor Filippa Gagliardi, salesiana dei Sacri Cuori di Barletta, non si sottrae alla descrizione delle virtù di Antonietta: “E’ davvero ora che il paese e la Chiesa prendano coscienza del tesoro che Dio ha donato a tutti i suoi figli, e che ne lodino la memoria: ogni anima prescelta per un cammino di santità è un faro luminosissimo per irradiare le tenebre del mondo e, come tale, in ogni angolo conviene che raggiunga la sua luce”. Una conferma della straordinaria esperienza mistica di Antonietta De Vitis arriva anche dal numero 1/2009 dell’ “Aurora serafica”, rivista dei frati minori cappuccini di Puglia: “La vita di questa terziaria francescana è stata contraddistinta da numerosi segni straordinari, e i suoi diari – che documentano le sue esperienze mistiche – sono depositati presso l’Archivio della Diocesi idruntina, in attesa di essere valutati dalla Chiesa”, scrive infatti il padre provinciale Padre Francesco Neri. “Ma prima di ogni possibile giudizio sulla vita e sugli scritti di una così grande innamorata del Signore, colpiscono due elementi, la cui eloquenza non può essere fraintesa da alcuno: la preghiera e la sofferenza”.
La vena poetica accompagna il ricordo scritto dal francescano Padre Candido Sallustio, testimone privilegiato della sua vita: “Hai vissuto nel Rosario la vita di Gesù, mistero su mistero… Nata come Lui, deliziata dai giardini del Cielo.

Leda Cesari da “Nuovo Quotidiano di Puglia” del  19/10/2010

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